Itinerario Rovereto: la Città nel cuore del Trentino
Una lunga e ricca tradizione storico-culturale sottolinea ancor di più l'unicità di questa porzione di Trentino, ed io con l'itinerario di una giornata vi mostro cosa può offrire al turista questa splendida cittadina di Rovereto.
Il Castello di Rovereto |
Il Trentino, Rovereto e la Vallagarina
La parte del Trentino che si spinge a sud verso la pianura veneta, prende il nome di Vallagarina e a fare da padrona a questa valle, con i suoi 38.000 abitanti, è la città di Rovereto. La città è situata sulla sinistra dell'Adige ed avvolta da una cerchia di monti appartenenti al gruppo delle Prealpi. Il fondovalle intorno a Rovereto è dominato da castelli, paesi e cittadine dalle origini antiche.
Il Lago di Garda d'estate ricorda la sua vicinanza con una brezza leggera chiamata Ora. D'inverno quando le cime si coprono di neve aprono le stazioni sciistiche facilmente raggiungibili per gli appassionati dello sport come nel caso di Folgaria, La Polsa e San Valentino.
Nella Vallagarina la cultura intensiva della vite è predominante e con i suoi pergolati caratterizza un po' tutto il paesaggio. Di produzione locale sono infatti Marzemino, Teroldego, Schiava, Nosiola e Moscato. Se l'Adige è il fiume che ha scavato la valle, il Leno attraversando la città da est a ovest, è stato silenzioso coprotagonista, con la ricchezza delle sue acque, della prosperità roveretana.
A Rovereto, ci avete mai pensato?
Grazie alla ferrovia Brennero-Verona, Rovereto è facilmente raggiungibile sia da nord che da sud, e il collegamento con il Capoluogo, è rapido e frequente, in solamente 13 minuti siete a Trento.
A promozione della cultura trentina, è stata introdotta la Museum Pass, che facilita i turisti nel fruire con comodità e convenienza a tutte le offerte culturali dell'area. La card ha un costo di 20 euro e validità 48 ore, e permette di visitare gratuitamente musei, palazzi, castelli, siti archeologici delle due città e dei loro dintorni. Inoltre consente di spostarsi liberamente usufruendo dei trasporti pubblici locali, di partecipare ad eventi e manifestazioni culturali con ingresso ridotto e di avere un numero notevole di agevolazioni in ristoranti, enoteche, negozi e alberghi aderenti alla proposta.
Ho deciso di proporvi tre percorsi nell'area urbana, tutti realizzabili nell'arco di una giornata, ottimi quindi per una gita fuori porta!
I tre percorsi hanno partenza da un punto comune strategico, in questo caso per noi, Piazza Rosmini.
Itinerario Rovereto : Percorso 1 - Il Borgo
Il
tour parte con
la storia di Piazza Rosmini e della sua Fontana costruita nel 1865 e
simbolo per la cittadinanza di abbondanza idrica. La
fontana venne eretta a cura della allora "Società di
Abbellimento" al posto della statua dedicata ad Antonio Rosmini che si trova ora di fronte alla Casa Natale del filosofo in Corso
Rosmini. Proseguendo lungo l'asse principale della città che è corso Rosmini, ci soffermeremo davanti al monumento
dedicato al filosofo sacerdote Antonio Rosmini e alla sua casa
natale.
Prima di imboccare sulla sinistra via Stoppani, volgendo lo sguardo a
destra si potrà ammirare Palazzo Balista (acquistato dalla Cassa
Rurale di Rovereto e ora in fase di restauro), progettato e costruito
dagli architetti Tacchi nel 1737, su commissione della Famiglia
Rosmini e il Palazzo delle Poste, costruito
su progetto di Luca Beltrame, il Palazzo dell'Imperial Regia Posta e
Telegrafo risale al 1903 ed all'interno era decorato dagli affreschi
dell'artista Augusto Sezanne.
Uscendo da via Stoppani, ci si immette a sinistra lungo via Mazzini e si prosegue fino a Piazza Loreto con la sua Chiesa dedicata alla Beata Vergine di Loreto. Edificata alla fine del Seicento e in seguito completamente ricostruita, questa chiesa barocca fino al 1712 fu affiancata dall'ospedale della città. Un corridoio sotterraneo (chiuso al pubblico) collega la chiesa alla casa di Antonio Rosmini, e un tempo percorso dal filosofo e dai famigliari per ritirarsi in preghiera. Su una delle case affacciate alla Piazza si legge la targa commemorativa dedicata a suor Giovanna Maria della Croce, conosciuta come Beata Giovanna e preziosa consigliera di vescovi e cardinali di tutta Europa, vissuta tra il 1603 e 1673.
Uscendo da via Stoppani, ci si immette a sinistra lungo via Mazzini e si prosegue fino a Piazza Loreto con la sua Chiesa dedicata alla Beata Vergine di Loreto. Edificata alla fine del Seicento e in seguito completamente ricostruita, questa chiesa barocca fino al 1712 fu affiancata dall'ospedale della città. Un corridoio sotterraneo (chiuso al pubblico) collega la chiesa alla casa di Antonio Rosmini, e un tempo percorso dal filosofo e dai famigliari per ritirarsi in preghiera. Su una delle case affacciate alla Piazza si legge la targa commemorativa dedicata a suor Giovanna Maria della Croce, conosciuta come Beata Giovanna e preziosa consigliera di vescovi e cardinali di tutta Europa, vissuta tra il 1603 e 1673.
Intorno alla figura della donna mezza santa e mezza strega, probabilmente dotata di poteri paranormali, si è costruita la leggenda narrante la vicenda del maleficio da lei compiuto nei confronti di alcuni teatranti accampati in Piazza Podestà in quanto fossero mal voluti e giudicati per i modi di fare da alcuni predicatori. La suora, dunque, invocò la furia divina, e nella notte si alzo una piena del Leno che spazzò via gli artisti.
Palazzo delle Poste |
Chiesa della Beata Vergine di Loreto |
Il percorso prosegue ripercorrendo quel tratto di via Mazzini fino a giungere in via Garibaldi. Queste due, sono da considerarsi come le vie principali che i roveretani chiamano Borgo, tutt'oggi come allora, all'epoca dei mercanti, caratterizzate da numerosi negozietti artigianali e di pregiata manifattura.
Proseguendo dritti si giunge infine
al Borgo di Santa Caterina, sede del convento dei padri Cappuccini e
della Chiesa di Santa Caterina.
Di fronte alla chiesa si trova il
Museo Civico, ricco di curiosità in ambito scientifico e
tecnologico. Nel parco retrostante l'edificio è
presente un planetario dove vengono proiettati i pianeti del sistema
solare fino a Saturno. Il museo si articola in sette sezioni, diverse
tra loro per ambiti di ricerca, troviamo infatti archeologia, sezione
storico-artistica, astronomia, botanica, zoologia, numismatica e
scienze della Terra; inoltre è promotore della Rassegna
Internazionale del Cinema Archeologico e delle mostre che si tengono
nella sede distaccata a Palazzo Alberti-Poja in Corso Bettini.
Museo Civico |
Itinerario Rovereto: Percorso 2 - La Città Vecchia
Da
Piazza Rosmini svoltando a destra per Via Orefici si giunge in Piazza
Battisti o meglio conosciuta come Piazza delle Oche, poiché un tempo
attorno alla Fontana del Nettuno vi erano delle oche di marmo. La
piazza è circondata da magnifici palazzi. Casa Lenner, è l'edifico
barocco che fa angolo con il cinquecentesco vicolo del Messaggero e
proprio qui un tempo aveva sede una tipografia; noterete sulla facciata che guarda la
piazza, il dipinto con la “Madonna con il Bambino e Santi” in
cornice e stucco. A ricordare la Rovereto dei commerci e
dell'artigianato è l'insegna del negozio Mercerie e Manifatture.
Fontana del Nettuno |
Proseguendo il percorso per via Rialto (così chiamata per ricordare il rio Alto che scorreva nelle vicinanze), al civico 39 si giunge davanti ad una delle più antiche attività commerciali del centro storico, la Cappelleria Bacca. Una delle cariatidi che fanno da cornice alle vetrine si dice che sia stata realizzata da Depero durante il suo periodo di apprendistato artistico.
In questa zona della città un tempo vi era il ghetto ebraico e la piccola via sulla sinistra che ne porta il nome ne fa da testimone. Procedendo con il percorso, tra il civico 48 e 50 vi è posta una raffigurazione scolpita di una quercia fruttifera e sradicata in marmo.
La quercia è il totem di questa città in quanto, l'etimologia della parola che dà il nome alla città di Rovereto (Roboretus) deriva dal latino Roborem e trae dalla stessa radice della parola Robur: forza, robustezza, robusto. Nella toponomastica romana "Roboretum" significava selva di querce, albero che abbondava nella valle ed è effigie dello stemma comunale.
Giunti
alla Piazzetta del Trivio, ad ergersi di fronte al visitatore è la
Porta San Marco e poco più avanti, passata la porta, sulla sinistra
la Chiesa dedicata a San Marco. Il leone alato dipinto sopra la porta
e quello scolpito in marmo sopra la Chiesa testimoniano la presenza
della dominazione veneziana avvenuta tra il 1411 e il 1509. Entrambi
i monumenti sono stati più volte rimaneggiati e restaurati. La
chiesa nella sua facciata esterna, inaugurata il 5 agosto 1950 a
seguito del voto che i cittadini pronunciarono per i tragici eventi
portati dalla Seconda Guerra Mondiale, appare agli occhi del
visitatore spoglia; la sua ricchezza e la sua grazia sono, infatti,
tutte all'interno della navata e delle tre cappelle con ben nove
altari in marmo.
Interno Chiesa di San Marco |
Imboccando a sinistra Via della Terra, questa era un tempo la via principale della città in quanto congiungeva Piazza Podestà, simbolo del potere civile, alla chiesa di San Marco simbolo del potere religioso. Il nome di questa via risale al medioevo ed era la zona dove i castellani vi coltivavano gli orti e la terra. Una decina di metri più avanti, vi si trova la Torre Civica, eretta nel 1300 dai Castelbarco a scopo difensivo e con l'ampliamento delle mura da parte veneziana, oggi viene a trovarsi in mezzo all'abitato. La Torre, ha visto passare numerosi personaggi illustri provenienti dalle principali corti europee; le iscrizioni riportano infatti, il passaggio di Isabella di Parma, futura sposa dell'arciduca d'Austria Giuseppe II, quello di Pietro Leopoldo di Toscana e della moglie Maria Luisa figlia del re spagnolo Carlo III di Borbone, e della la visita di papa Pio VI.
Proseguendo per via della Terra, insieme alla chiesetta del Redentore, lungo la via si trovano molti palazzi sei-settecenteschi, a testimonianza dei criteri urbanistici e alla sobria ricchezza di alcune famiglie Roveretane, ne è un chiaro esempio al civico 48, Palazzo Noriller o dei Diamanti, per le decorazioni che ricoprono l'arco del portale e delle finestre.
Via della Terra |
Torre Civica |
Giunti al civico 51, si trova un edificio che fu ospizio per i viandanti con l'annessa chiesa di Santa Maria Elisabetta nel Trecento, sede del Monte dei Pegni nel Cinquecento e poi acquistato intorno alla metà degli anni '50 del Novecento da Fortunato Depero e destinato ad essere museo-laboratorio dell'artista. Dopo un lungo restauro, nel 2009 in occasione del centenario del Futurismo, il Mart ha dato una seconda vita a Casa Depero, che oggi prende il nome di Casa d'Arte Futurista Depero. L'ingresso, per motivi di sicurezza, è stato spostato in via Portici 38, ma un tempo vi si accedeva proprio dalla piccola porta posta sotto l'insegna futurista.
Ad inerpicarsi, di fronte la casa
dell'artista, lungo una via di scalini e ciottoli, è la salita che
conduce al Castello e Museo della Guerra. Dalla terrazza della
biglietteria è possibile scorgere le vecchie merlature guelfe del
castello lungo via delle Fosse e se vi è concesso il tempo di una
breve visita, il panorama che offre sulla città è davvero
mozzafiato. Il castello presenta una struttura trecentesca nella
quale sono stati inseriti i muraglioni e i bastioni veneti. Era
proprietà dei Signori di Lizzana nel secolo XIV (le prime notizie
risalgono al 1354), per passare poi in eredità ai Conti di
Castelbarco che ricostruirono la vecchia fortezza ed eressero la
cinta muraria intorno al castello. Nel 1416 venne occupato dai
veneziani ed ampliato.
Successivamente fu sede del capitano
austriaco e della guarnigione, ma poi fu anche prigione, caserma e
ricovero.
Oggi ospita il Museo Storico Italiano della Guerra e le collezioni al suo interno ci forniscono numerose testimonianze della Grande Guerra. Come vuole la tradizione anche il castello di Rovereto ha sotto le sue fondamenta cunicoli e gallerie, dal pozzo infatti, si poteva accedere a passaggi sotterranei che venivano utilizzati come vie di fuga in caso di attacco passando sotto la Piazza del Municipio, verso il torrente Leno. Inoltre dai ricoveri, scavati nel '44 per scampare dai bombardamenti, in tutta l'area del centro storico sono stati scoperti camminamenti sotterranei che collegavano gli antichi scantinati dei palazzi tra via della Terra e via Rialto.
Oggi ospita il Museo Storico Italiano della Guerra e le collezioni al suo interno ci forniscono numerose testimonianze della Grande Guerra. Come vuole la tradizione anche il castello di Rovereto ha sotto le sue fondamenta cunicoli e gallerie, dal pozzo infatti, si poteva accedere a passaggi sotterranei che venivano utilizzati come vie di fuga in caso di attacco passando sotto la Piazza del Municipio, verso il torrente Leno. Inoltre dai ricoveri, scavati nel '44 per scampare dai bombardamenti, in tutta l'area del centro storico sono stati scoperti camminamenti sotterranei che collegavano gli antichi scantinati dei palazzi tra via della Terra e via Rialto.
Dopo la sosta al Castello, il percorso prosegue in Piazza Podestà
con Palazzo Pretorio a destra e il mortaio 305/10 impiegato
dall'esercito austro-ungarico sul fronte russo e il monumento ai
martiri roveretani Fabio Filzi e Damiano Chiesa a sinistra. Palazzo
Pretorio o del Municipio venne costruito dal Podestà veneziano
Andrea Valier nel 1417 e completamente restaurato da Augusto Sezanne
agli inizi del Novecento.
La facciata bipartita si presenta come contesa tra lo stile quattro-cinquecentesco (a destra) e settecentesco (a sinistra) e rappresenta un omaggio alla storia della città indicandone i suoi periodi più fiorenti. Sul lato destro dell'edificio vi è scolpito il busto marmoreo di Eugenio di Savoia, inaugurato nel 1938. A sinistra del balcone in marmo vi è posta una lastra di pietra con le misure lineari in bronzo adottate a Rovereto nel 1770: la pertica e il braccio viennese, la pertica e il braccio di Roveredo.
La facciata bipartita si presenta come contesa tra lo stile quattro-cinquecentesco (a destra) e settecentesco (a sinistra) e rappresenta un omaggio alla storia della città indicandone i suoi periodi più fiorenti. Sul lato destro dell'edificio vi è scolpito il busto marmoreo di Eugenio di Savoia, inaugurato nel 1938. A sinistra del balcone in marmo vi è posta una lastra di pietra con le misure lineari in bronzo adottate a Rovereto nel 1770: la pertica e il braccio viennese, la pertica e il braccio di Roveredo.
Superato il palazzo e le case della piazza e giunti all'angolo con la
tabaccheria, i visitatori avranno modo di ammirare uno degli scorci
più suggestivi della città. Sull'edifico giallo a sinistra, ex
Caserma della Guardia di Finanza, è posto l'affresco raffigurante
l'antica porta della città, demolita nel 1822, che un tempo
collegava il borgo di San Tommaso al Castello. A destra, oltre la
piazzetta, il Ponte Forbato conduce all'antico quartiere di Santa
Maria. Vi consiglio una breve passeggiata oltre il ponte per ammirare
i piccolo borgo con le sue tipiche case e con il recente Parco dell'Acqua.
Il ponte che si affaccia sul torrente Leno, un tempo era in legno, ma periodicamente veniva distrutto dalla piene (la più famosa fu quella del 1797) e prontamente ricostruito, venne rifatto in pietra nel 1840 dall'architetto Glisenti. Noterete a destra del ponte un edificio dalla particolare architettura, quella è la Casa dei Turchi; le scure serrande in legno furono volute dal suo proprietario, innamorato di una donna turca che, secondo la leggenda, in questa casa avrebbe ritrovato parte delle tradizioni del suo paese d’origine.
Il ponte che si affaccia sul torrente Leno, un tempo era in legno, ma periodicamente veniva distrutto dalla piene (la più famosa fu quella del 1797) e prontamente ricostruito, venne rifatto in pietra nel 1840 dall'architetto Glisenti. Noterete a destra del ponte un edificio dalla particolare architettura, quella è la Casa dei Turchi; le scure serrande in legno furono volute dal suo proprietario, innamorato di una donna turca che, secondo la leggenda, in questa casa avrebbe ritrovato parte delle tradizioni del suo paese d’origine.
Castello e Ponte Forbato |
Il percorso prosegue, lungo via Calcinari,e in questo breve tratto vi voglio raccontare una storia: la leggenda del Mostro di S. Colombano.
Si narra che, intorno all'anno Mille, questo mostro inquinasse le acque del Leno, scendendo a bere al calar del sole e che quando i roveretani vi immergevano i neonati, questi morivano tra le loro braccia come ustionati. Il caso vuole che da quelle parti transitasse il monaco irlandese Colombano, il quale possedeva dei poteri magici sull'acqua; egli affrontò il mostro e con un colpo di falcetto gli tagliò la testa, liberando Rovereto dal maleficio.
Il Leno straripa di tanto in tanto, l'ultima piena è
stata nel 1976, quando si portò via un pezzo della casa dove oggi vi
è la rivendita di giornali e tabacchi. A memoria dell'episodio (più
che per la leggenda del mostro) e per evitarne di future alluvioni,
venne costruita la suggestiva Chiesetta di San Colombano arroccata
sulle rocce e visibile seguendo per 2 km la strada che da Piazza
Podestà porta in direzione Vicenza.
L'importanza cruciale del Leno è dovuta ai diversi modi di utilizzo che i Roveretani ne hanno fatto. Un tempo serviva al trasporto dei tronchi, dai boschi della Vallarsa e Terragnolo all'antico porto sull'Adige a Borgo Sacco, dove il legname veniva inviato verso Venezia e scambiato con carri di grano. L'acqua utilizzata come forza lavorativa è stata la fortuna di questa città; nel 1780 venne costruita una ruota idraulica a monte del Ponte Forbato (oggi distrutta) e furono create tre deviazioni del corso del torrente in stretti canali o rogge, per favorire le attività artigianali e industriali crescenti.
L'importanza cruciale del Leno è dovuta ai diversi modi di utilizzo che i Roveretani ne hanno fatto. Un tempo serviva al trasporto dei tronchi, dai boschi della Vallarsa e Terragnolo all'antico porto sull'Adige a Borgo Sacco, dove il legname veniva inviato verso Venezia e scambiato con carri di grano. L'acqua utilizzata come forza lavorativa è stata la fortuna di questa città; nel 1780 venne costruita una ruota idraulica a monte del Ponte Forbato (oggi distrutta) e furono create tre deviazioni del corso del torrente in stretti canali o rogge, per favorire le attività artigianali e industriali crescenti.
Giunti
all'angolo con la parte posteriore del Municipio, attraversate e
seguendo il marciapiede in via Carlo Bertolini passate sotto la
Loggia del Comune e imboccate a sinistra via Portici. La roggia
Grande il cui tratto scoperto è ammirabile dalle loggette del
Municipio, ripercorre il tracciato sotterraneo di questa via. Qui al
numero civico 38 si accede al Museo Casa Depero. Passeggiando
si noteranno alcuni resti di affreschi sacri murali e delle tipiche
luminarie che alla sera creano un particolare gioco di luci e ombre,
regalando a chi vi transita atmosfere suggestive.
La via dei portici conduce il visitatore in Piazza del Grano o del Macello, ma conosciuta anche come Piazza Malfatti (dal nome del podestà Valeriano Malfatti). È caratterizzata da splendidi edifici, si possono infatti ammirare: l'antico filatoio ad acqua della città, la chiesetta dedicata alla Madonna Ausiliatrice sul lato destro, il Palazzo Malfatti dal balconcino in stile veneziano e dalle decorazioni a registro nella fascia superiore dell'edificio, e Palazzo Pizzini di epoca seicentesca, dove vi soggiornò come ospite Pio VI nel 1782, nella parte sinistra della piazza.
La via dei portici conduce il visitatore in Piazza del Grano o del Macello, ma conosciuta anche come Piazza Malfatti (dal nome del podestà Valeriano Malfatti). È caratterizzata da splendidi edifici, si possono infatti ammirare: l'antico filatoio ad acqua della città, la chiesetta dedicata alla Madonna Ausiliatrice sul lato destro, il Palazzo Malfatti dal balconcino in stile veneziano e dalle decorazioni a registro nella fascia superiore dell'edificio, e Palazzo Pizzini di epoca seicentesca, dove vi soggiornò come ospite Pio VI nel 1782, nella parte sinistra della piazza.
Museo Casa Depero
|
Una volta sorpassata la piazza ci si addentra per via Mercerie, un
tempo chiamata via Nuova, tipica via commerciale che caratterizza il
centro storico cittadino. Imboccando sulla destra calle Basadonna, il
visitatore potrà ammirare ciò che resta del bastione veneziano
sposatosi con le case che lo circondano e affiancano, ciò ha dotato
la zona di un particolare fascino.
Scendendo dal vicolo dell'Aquila nuovamente in via Mercerie, l'edificio alla vostra sinistra, Casa Gaifas, un tempo era l'albergo «All'Aquila», in cui vi soggiornò il Conte Cagliostro nel 1788. A fianco della storica Drogheria Giuseppe Micheli aperta nel 1829 (consigliata la sosta), al civico 14 è Palazzo Todeschi-Micheli, qui una lapide posta alla destra del portale ricorda che in questo palazzo Mozart tenne il suo primo concerto in Italia all'età di 13 anni, il 25 dicembre del 1769; oggi il palazzo è sede del Festival a lui dedicato.
Prima di proseguire, vale la pena alzare lo sguardo e osservare alcuni raffinati particolari dell'edifico settecentesco come il poggiolo e il portale d'ingresso con il piccolo battente ed il pomello in bronzo raffigurante la testa di un moro.
Casa Gaifas |
Palazzo Todeschi Micheli |
Tornando verso Piazza Erbe si svolta a destra per via Tartarotti, strada ricca di bei palazzi fra i quali: Palazzo Todeschi, al civico 7, inquadrato dal portale del diciottesimo secolo, dal poggiolo e dai ferri lavorati delle finestre, è oggi sede del Centro di Formazione Permanente per Insegnanti e luogo per esposizioni artistiche; l'ex-filatoio Tacchi, del 1804, elevato quanto occorreva per impostare l'albero rotatorio che serviva a comandare le varie lavorazioni della seta e conosciuto anche come la “Casa delle Cento Finestre”; Casa Masetti - ex Palazzo del catasto fondiario, che nel '700 ospitava una tintoria.
Ex Filatoio Tacchi |
Casa Masetti |
Focus on : Mercatino di Rovereto - Natale dei Popoli
Nella vicina via Roma ogni anno tra Novembre e Gennaio, apre il Mercatino Natalizio. Tutta la via è caratterizzata da casette di legno allestite per l'occasione. Lo spirito del Mercatino è quello del Natale dei Popoli, infatti passeggiando lungo la via troverete ogni genere di manufatti e idee regalo provenienti da diverse parti del mondo, inoltre potrete ammirare il presepe meccanico e degustare dell'ottimo vin brulè.
Mercatino di Natale |
Itinerario Rovereto: Percorso 3 - La Città Nuova
Il
terzo e ultimo percorso, parte dalla piccola piazzetta posizionata ad
est rispetto piazza Rosmini dove campeggia il busto di Clementino
Vannetti, scrittore e letterato. Palazzo Del Ben - Conti d'Arco, di
origini settecentesche, ma trasformato in un falso palazzetto
rinascimentale, è sede oggi della Cassa di Risparmio. Le decorazioni
vennero curate da Augusto Sezanne e portate a termine nel 1906, le
luminarie dei balconi, invece, sono state create da Fortunato Depero
in occasione dell'inaugurazione della Campana dei Caduti il 4 ottobre
1925.
Il palazzo ospita l' Accademia degli Agiati, una tra le più antiche istituzioni culturali di Rovereto, nata nel 1750 per iniziativa di cinque giovani cittadini: Giuseppe Valeriano Vannetti e la moglie Bianca Laura Saibante, Francesco Antonio Saibante, Gottardo Antonio Festi e Giuseppe Felice Givanni. Gli accademici spesso si riconoscevano con pseudonimi buffi anagrammando i propri nomi. Riconosciuta dall'Imperatrice Maria Teresa d'Austria come “Imperial Regia Accademia”, l'associazione si è sempre dedicata all'approfondimento di interessi di tipo scientifico e letterario, successivamente nell'Ottocento ha condotto i suoi interessi nella promozione del patrimonio artistico e culturale del territorio.
Il suo stemma è legato alla figura di una lumaca che risale una piramide, a rappresentanza dell'intelletto che senza fretta (con agio) aspira al vertice della sapienza. Sostenitori aggregati all'Accademia sono stati: Carlo Goldoni, Antonio Rosmini, Alessandro Manzoni, Antonio Fogazzaro, Riccardo Zandonai e Fortunato Depero. Oggi l'Accademia conta più di 300 soci, residenti sia in Italia che all'estero.
Il palazzo ospita l' Accademia degli Agiati, una tra le più antiche istituzioni culturali di Rovereto, nata nel 1750 per iniziativa di cinque giovani cittadini: Giuseppe Valeriano Vannetti e la moglie Bianca Laura Saibante, Francesco Antonio Saibante, Gottardo Antonio Festi e Giuseppe Felice Givanni. Gli accademici spesso si riconoscevano con pseudonimi buffi anagrammando i propri nomi. Riconosciuta dall'Imperatrice Maria Teresa d'Austria come “Imperial Regia Accademia”, l'associazione si è sempre dedicata all'approfondimento di interessi di tipo scientifico e letterario, successivamente nell'Ottocento ha condotto i suoi interessi nella promozione del patrimonio artistico e culturale del territorio.
Il suo stemma è legato alla figura di una lumaca che risale una piramide, a rappresentanza dell'intelletto che senza fretta (con agio) aspira al vertice della sapienza. Sostenitori aggregati all'Accademia sono stati: Carlo Goldoni, Antonio Rosmini, Alessandro Manzoni, Antonio Fogazzaro, Riccardo Zandonai e Fortunato Depero. Oggi l'Accademia conta più di 300 soci, residenti sia in Italia che all'estero.
Piazza Rosmini |
Proseguendo dalla Piazza in direzione nord, si entra in corso Bettini, un tempo chiamato Corso Nuovo e ideato nel settecento
dall'architetto Ambrogio Rosmini; egli lo vedremo progettare e
disegnare anche, Palazzo Piomarta o dell'Istruzione, Palazzo Alberti,
Palazzo Fedrigotti e Palazzo dell'Annona. Subito dopo la stretta,
l'edificio a destra un tempo era l'albergo “Alla Rosa” e vi
sostarono personaggi illustri come Goethe, Mozart, Leopoldo II di
Toscana e Alessandro I di Russia.
Proseguendo sul lato destro del corso, al civico 31, vi è Palazzo Fedrigotti, costruito nel 1790 in stile tardo rinascimentale e barocco. Nel 1796 ospitò Napoleone Bonaparte e oggi è sede del Dipartimento di Scienze Cognitive e Formazione dell'Università di Trento. Celato dalla facciata, l'edifico mostra al suo interno un magnifico cortile seicentesco a pianta circolare, pregevoli stucchi dalle decorazioni barocche e un giardino di statue e fontane nel lato sud.
Poco più avanti, troviamo Palazzo Alberti-Poja, progettato nel 1781 e recante lo stemma della famiglia sopra il portale d'ingesso. Inizialmente era destinato ad albergo per forestieri poi successivamente divenne abitazione privata. Visitando l'interno si potrà ammirare le pregevoli decorazioni dello scalone e del soffitto al piano nobile raffigurante il Giudizio di Paride dei veronesi Marco e Francesco Marcola.
Proseguendo sul lato destro del corso, al civico 31, vi è Palazzo Fedrigotti, costruito nel 1790 in stile tardo rinascimentale e barocco. Nel 1796 ospitò Napoleone Bonaparte e oggi è sede del Dipartimento di Scienze Cognitive e Formazione dell'Università di Trento. Celato dalla facciata, l'edifico mostra al suo interno un magnifico cortile seicentesco a pianta circolare, pregevoli stucchi dalle decorazioni barocche e un giardino di statue e fontane nel lato sud.
Corso Bettini |
Palazzo Fedrigotti |
Poco più avanti, troviamo Palazzo Alberti-Poja, progettato nel 1781 e recante lo stemma della famiglia sopra il portale d'ingesso. Inizialmente era destinato ad albergo per forestieri poi successivamente divenne abitazione privata. Visitando l'interno si potrà ammirare le pregevoli decorazioni dello scalone e del soffitto al piano nobile raffigurante il Giudizio di Paride dei veronesi Marco e Francesco Marcola.
L'edificio,
oggi, è destinato
alla valorizzazione delle raccolte del Museo Civico,
nell'ambito del progetto di sinergia tra varie istituzioni attraverso
mostre temporanee ed esposizioni permanenti.
Girato l'angolo, sul muro di Palazzo Alberti, sono posti tre piccoli
monumenti dedicati a Paolo Orsi (di Giovanni Tiella), a Federico
Halbherr (di Alcide Ticò), e a Giovanni A Prato (di Fortunato
Depero).
A questo punto della visita, davanti agli occhi del visitatore vi è
l'immensa struttura del MART - Museo d'Arte moderna e contemporanea
di Rovereto e Trento.
I lavori per la realizzazione iniziarono nel 1995 su progetto
dell’architetto ticinese Mario Botta con la collaborazione
dell’architetto roveretano Giulio Andreolli e venne inaugurato nel
2002. Sulla piazza circolare si potranno notare, le lastre di granito
giallo veneziano che fanno da rivestimento esterno alla struttura e
una volta giunti all'interno dell'agorà, l'enorme cupola in vetro e
acciaio alta 25 m e forata al centro. La piazza coperta, può
apparire come uno spazio esterno ma può essere interpretato anche
come uno interno, configurando un proprio microclima di transizione
fra la città e il museo. Al piano interrato, il museo conserva il
dipartimento archivi, denominato Archivio
del 900, e una biblioteca specializzata
di storia dell’arte del XX secolo.
Attorno ai primi fondi
documentari lasciati da Fortunato Depero e da Angelo Mazzoni al
Comune di Rovereto, il MART ha acquisito numerosi archivi rafforzando
sempre più la sua vocazione culturale di centro di documentazione
sul Futurismo e sull’arte tra le due guerre. Oltre
a questo complesso, l’istituzione comprende anche la Casa Museo
Depero, sempre a Rovereto, e il palazzo delle Albere a Trento. A
dieci anni dalla sua inaugurazione, il presente Polo Museale e
Culturale di Rovereto si organizza quale vero e proprio Centro delle
Arti della provincia e come una vera e propria media-teca. Oltre
all’accesso al museo, nella piazza troviamo altri due accessi
quelli per la Biblioteca Civica e per l’Auditorium Melotti.
MART |
MART - Cupola |
Tornando in corso Bettini a destra vi si trova Palazzo dell'Annona,
costruito dall'architetto Ambrogio Rosmini nel 1772. La facciata
presenta due
portali bugnati con tettuccio e tre ordini di finestre, il primo dei
quali ripete il disegno dei portali. È in stile rustico con pianta
ad aula unica e volte a crociera sorrette da pilastri bugnati.
Nel Settecento, su volere del Comune, l'edificio doveva svolgere la
funzione di magazzino per il grano, successivamente vi
subentrò una scuola agraria e, chiusa la scuola, venne usato per gli
uffici della Società agraria. Quest'ultimo ospita la biblioteca
civica dalla fine degli anni '20 del XX secolo ed è stato restaurato
completamente nel 2007.
La biblioteca è dedicata all'intellettuale Gerolamo Tartarotti in quanto, nel 1764 il comune divenne proprietario della sua intera biblioteca, con l'intento di creare una libreria ad uso pubblico (all'epoca una delle poche in Italia e quasi sicuramente la prima in Tirolo e Austria). Nei secoli il fondo librario venne arricchito da molte altre donazioni da parte di eruditi e famiglie patrizie della città e, oggi conta più di 400.000 volumi.
La biblioteca è dedicata all'intellettuale Gerolamo Tartarotti in quanto, nel 1764 il comune divenne proprietario della sua intera biblioteca, con l'intento di creare una libreria ad uso pubblico (all'epoca una delle poche in Italia e quasi sicuramente la prima in Tirolo e Austria). Nei secoli il fondo librario venne arricchito da molte altre donazioni da parte di eruditi e famiglie patrizie della città e, oggi conta più di 400.000 volumi.
Biblioteca Civica Tartarotti |
La visita continua dalla parte opposta del corso Nuovo, con la vista sui Giardini G. Perlasca (ex Milano) un tempo destinazione espositiva e circense, e oggi ottimo punto di ristoro per un pranzo al sacco, in particolare dopo essere stati ad alle mostre che il MART propone.
Proseguendo verso sud, l'edificio
dall'aspetto neoclassico situato a fianco dei giardini è Palazzo
Piomarta o dell'Istruzione, costruito anche questo in epoca
settecentesca su progetto di Ambrogio Rosmini per il volere del
barone Antonio Piomarta de Langenfeld, che non lo vide mai concluso
perché morì prima che fosse completato. Il palazzo, dunque, non
servì mai d'abitazione ai proprietari e nel 1850 divenne di
proprietà comunale; fu sede della scuola elementare maschile, poi
del ginnasio, della scuola reale Elisabettina, del Museo Civico e
della Biblioteca Civica. Oggi vi ha sede la Facoltà di Scienze
Cognitive dell'Università degli Studi di Trento.
Pochi passi più
avanti, il Teatro Riccardo Zandonai, un tempo chiamato Teatro
Sociale, venne costruito nel 1783 dall'architetto e scenografo
Filippo Maccari. Originariamente si trattava di una semplice
struttura in legno, poi nel 1871 venne rivestito in muratura
dall'architetto Saverio Tamanini, donandogli l'aspetto attuale.
Durante la Prima Guerra Mondiale, l'edificio servì da magazzino,
caserma e stalla. Successivamente ristrutturato, il musicista
roveretano Riccardo Zandonai nel 1919 vi allestì l'opera “Francesca
da Rimini” e nel 1924 “Giulietta e Romeo”. Da dieci anni il
teatro è soggetto a restauro ed alla messa in sicurezza degli
ambienti interni, la data prefissata per la fine dei lavori sarà a
inizio 2014. Questione, dunque, di poche settimane per poter visitare nuovamente lo storico teatro cittadino.
Con il percorso n. 3 si conclude il nostro tour.
Teatro Zandonai |
Sono
consapevole di aver tralasciato alcuni importanti monumenti e
palazzi, non perché meno importanti ma per il semplice fatto che non
rientravano nel circuito cittadino. A tal proposito credo che agli occhi del visitatore non possono sicuramente mancare l' Ossario di Castel Dante, la Campana dei Caduti, le Orme dei Dinosauri e i quartieri di Borgo Sacco, Santa Maria e Lizzana.
Nel 1984 mi sono diplomato a Milano, come privatista, conseguendo il diploma di Operatore turistico... quindi mi è piaciuto il tuo blog e le indicazioni molto accurate riguardanti i luoghi da visitare... inoltre ho lavorato per una scuola di Rovereto... mi pare di ricordare che a Rovereto ci sia anche una famosa campana... magari non ho letto bene nelle informazioni che fornisci... ne sai qualcosa ?
RispondiEliminaBuongiorno Luigi , innanzitutto ti ringrazio per aver letto e commentato l'itinerario. Per avere maggiori informazioni sulla Campana dei Caduti, famosa per i suoi cento rintocchi, ritorna al percorso 3 e nel primo paragrafo troverai il link "campana dei caduti" in arancione, cliccaci sopra e sarai collegato al sito ufficiale della fondazione campana dei caduti. Spero d'esserti stata d'aiuto e colgo l'occasione per augurarti buone feste.
RispondiEliminaBuongiorno Luigi , innanzitutto ti ringrazio per aver letto e commentato l'itinerario. Per avere maggiori informazioni sulla Campana dei Caduti, famosa per i suoi cento rintocchi, ritorna al percorso 3 e nel primo paragrafo troverai il link "campana dei caduti" in arancione, cliccaci sopra e sarai collegato al sito ufficiale della fondazione campana dei caduti. Spero d'esserti stata d'aiuto e colgo l'occasione per augurarti buone feste.
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